



LA TEORIA DELLA “PECORA NERA”: un modo per “distinguersi” o per sentirsi “diversi”?
Se pensiamo per un attimo al grande mondo della FORMAZIONE, ricco di corsi, trainer, argomenti, novità e mille contenuti diversi, ci rendiamo immediatamente conto di quante ancora sono le persone, i giovani, gli imprenditori e le aziende a seguire, che fanno fatica a capire che il “non formarsi”, è un atteggiamento a favore dell’involuzione umana.
Il fatto di vivere in una società ricca di numeri, di statistiche, di omologazioni continue, sicuramente non aiuta e ci mette troppo spesso, nella condizione di dover “agire per imitazione”; se ti guardi intorno, non farai fatica a trovare principalmente “pecore di colore bianco”, pronte a seguire il gregge ed a comportarsi solo in funzione di quello che succede accanto a loro.
Seguo gli altri e vado avanti, senza farmi domande e senza avere il peso, spesso, di dover decidere: in fondo, fanno tutti così, non capisco perchè dovrei essere io la “pecora nera”
Cambiando prospettiva, guardando questa foto, la prima cosa che ti salta all’occhio, è invece proprio quel particolare che fa la differenza.
L’essere diverso dagli altri, scegliere di crescere, di acquisire competenze nuove, di andare avanti sapendo decidere in autonomia, sono tutte doti che chi le possiede, è un pò come una “pecora nera” all’interno di una società ancora troppo lenta a capire che il FORMARSI è alla base di tutto.
Ecco allora che oggi il sentirsi a volte delle “pecore nere”, diverse dal gregge e da chi fa solo ciò che fanno gli altri, non può che essere un onore, un modo di distinguersi e di esprimere la propria unicità.
“Formarsi” nell’era attuale, è qualcosa di meravigliosamente bello ed alla portata di tutti: basta volerlo!
Abbiamo a disposizione davvero tutto, con la possibilità di poter scegliere quello che è più adatto a noi, alle nostre esigenze e che ci piace di più…ATTENZIONE PERO’…in tutto questo non facciamo l’errore di guardarci troppo intorno per prendere una decisone, perchè molto probabilmente troveremmo solo “pecore bianche”….
Chissà…magari quella di “colore nero” potremmo essere proprio noi!?!

NON ABBIAMO MAI ASCOLTATO VOLENTIERI I NOSTRI NONNI,
MA MAI ABBIAMO MANCATO DI IMITARLI!!!!
Ed in effetti è proprio così: sono cresciuto con i miei nonni materni e posso ammettere che spesso e volentieri, alle loro parole ed ai loro consigli, la mia risposta era sempre la stessa: UFFA…LO SO!!!
Ma poi ora mi rendo conto che invece, tante cose non le sapevo e forse se avessi sostituito quel mio “uffa” con “si nonno…dimmi pure”, molto probabilmente avrei evitato tanti errori tipici di quel periodo in cui ogni ragazzo si sente già grande: l’adolescenza!
Questo post lo dedico pertanto a tutti quei giovani che hanno ancora la fortuna di avere i loro nonni e che per quanto se ne possa dire, rappresentano la migliore Accademia di Formazione per capire ed apprendere come gira davvero la vita.
Ascoltateli ed abbiate la capacità di trasferire i loro racconti e le loro esperienze nella vostra “epoca attuale” e vi sarà facile rendervi conto, di quanti elementi ci sono in comune.
Indubbiamente avevano molto meno a disposizione, ma quel poco gli bastava comunque per essere felici e per “connettersi”: tra di loro, all’interno della famiglia… e fuori.
Si è vero, la loro era una “connessione” diversa da quella che utilizziamo noi e probabilmente per alcuni aspetti anche molto più lenta, ma di certo molto efficace!
Computer, Social, Internet, cellulari e tutta la tecnologia a seguire, nonostante il grande ruolo che sempre di più stanno occupando nella vita di ognuno di noi, non potranno mai trasferire, insegnare e trasmettere quelli che sono i VALORI FONDAMENTALI per una persona.
Pensate che figata se esistessero delle App per apprendere i VALORI: sarebbe fantastico! Regaliamo loro il “nostro ascolto”, il più possibile, finchè possiamo farlo… ed allora ci renderemo conto che forse è il modo migliore e più sano per diventare GRANDI.

“ARROGANZA E GENTILEZZA”
: una lotta continua!
Se andiamo a ricercare il significato di ARROGANZA esce fuori subito questa definizione: “senso di superiorità nei confronti del prossimo, che si manifesta con un costante disdegno e un’irritante altezzosità…”
Se poi invece andiamo a ricercare il significato di GENTILEZZA, il significato cambia radicalmente: “cortesia, garbo e capacità di farsi carico della vulnerabilità degli altri con un sentimento di vicinanza e partecipazione”
A questo punto proviamo a prendere questi due concetti totalmente opposti ed a collocarli in un contesto aziendale nel momento in cui qualcosa non va come dovrebbe andare ed il capo (che brutto termine!) si ritrova a comunicare con i suoi collaboratori.
Domanda: Cosa succede?
Risposta: 8 volte su 10 l’ARROGANZA ha la meglio e diventa la protagonista ufficiale della comunicazione in essere.
Ora, pensiamo solo per un attimo se fosse invece la GENTILEZZA ad occupare la scena principale: cosa accadrebbe?

LA NECESSITA’ DI COMUNICARE E’ INSITA NELLA NATURA DELL’ UOMO.
Fin dal momento in cui l’essere umano è nella culla comunica i suoi bisogni e i suoi disagi attraverso l’unico strumento a sua disposizione, ovvero il pianto.
Comunicare vuol dire trasmettere i pensieri, le emozioni, i disagi e le paure che accompagnano da sempre la vita dell’uomo; vuol dire avere la libertà di esprimere la propria interiorità senza vincoli né restrizioni.
Un tempo la comunicazione tra le persone che vivevano lontane era affidata alle lettere, che sono servite a mantenere saldi i legami affettivi che la distanza avrebbe spezzato.
Oggi la situazione è cambiata. L’uomo con la sua intelligenza e le sue potenzialità è stato in grado di inventare nuovi mezzi per comunicare emozioni e idee. Così con l’invenzione del telefono cellulare sono nati gli sms con cui tutti adorano comunicare velocemente, ma non meno efficacemente di una lettera. Con lo sviluppo di internet sono nate le mail che hanno sostituito le tradizionali lettere cartacee.
Dunque è cambiata la forma ma non la sostanza dell’aspetto comunicativo.
Che i sentimenti viaggino attraverso un mezzo elettronico o che ci arrivino nelle sacche dei nostri postini, quel che conta è che l’uomo non ha mai perso la voglia di comunicare e di sentirsi vicino alle persone care attraverso qualsiasi mezzo gli consenta ciò. Rapidamente tutti sono diventati affezionati usufruitori degli sms e delle mail. Basti pensare che è nata una nuova grammatica che con l’italiano, forse, ha poco a che vedere ma che permette di esprimersi in modo veloce ed efficace.
Così, mentre prima nella chiusura di una lettera affettuosa non mancava un chiaro e semplice “ti voglio bene”, oggi ci si accontenta di un veloce e conciso “tvb”.
L’utilizzo sempre più imperante dei nuovi mezzi di comunicazione sta cambiando anche il nostro modo di comunicare con gli altri nella quotidianità e ciò è dovuto alle condizioni di vita sempre più frenetiche cui siamo sottoposti. Se un tempo i ritmi della vita consentivano di sedersi pacatamente ad un tavolo per scrivere in una romantica lettera i propri sentimenti, oggi lo stress e la routine frenetica che caratterizza le nostre giornate ci impediscono di fare ciò e ci obbligano a velocizzare tutto, anche la manifestazione dei nostri più profondi sentimenti. Per cui, seppure l’utilizzo di acronimi e abbreviazioni possa sembrare talvolta riduttivo ed aberrante, spesso è l’unico modo che abbiamo per comunicare sotto i ritmi incalzanti della quotidianità.
Certo, dobbiamo essere lieti di potere usufruire di mezzi elettronici così veloci e funzionali, ma non dobbiamo dimenticare che, quando si tratta di comunicare sentimenti e idee, è meglio fermarsi, temporeggiare per esprimere almeno quelli senza farci incalzare dalla fretta. Allora usiamo ciò che l’uomo è in grado di inventare, facciamo affidamento sugli sms e sulle mail, ma non dimentichiamo di trovare sempre il tempo per esprimere in maniera esaustiva i nostri pensieri e le nostre emozioni e magari ogni tanto fermiamoci a scrivere una lettera da affidare al vento e che contenga ciò che più profondo è in grado di partorire la nostra mente.

PAURA DI PARLARE IN PUBBLICO: vincerla o gestirla?
No, non puoi sconfiggerla: e la notizia bella, anche se ti sembra assurdo, è proprio questa! La Paura del Palcoscenico”, se così la vogliamo chiamare, sarà con te per sempre e non credo ci sia una ricetta magica per far “scomparire totalmente” proprio una delle emozioni più importanti ed utili per l’essere umano. Si chiama “Glossofobia” ed è la “paura di parlare in pubblico” che si presenta con un’ansia intensa, prima di dover comunicare ad un gruppo o semplicemente alla sola idea di doverlo fare. Si prova un vero e proprio malessere fisico, fino alla tendenza ad evitare tutte quelle situazioni che possano attirare l’attenzione della gente. A questo punto andrebbe fatta una precisazione doverosa, soprattutto per tranquillizzare tutti coloro che dopo uno, due, tre corsi di Formazione nei quali si garantisce “la sconfitta totale e definitiva della paura”, ancora si ritrovano a non sentirsi a proprio agio o ancor peggio, in una situazione di vero panico, nel momento in cui devono parlare di fronte ad un numero x di persone. Io abbandonerei da subito il concetto di “vincere la paura” e mi concentrerei invece sul “gestire la paura”: il primo totalmente infondato ed assurdo, il secondo molto più razionale ed alla portata di tutti.
Qualche considerazione utile a capire meglio:
– L’ 85% delle persone ha paura di parlare in pubblico;
– una certa “paura del palcoscenico” è utile;
– la “paura del palcoscenico” non si supera mai completamente;
– il principale motivo per cui abbiamo paura di parlare è semplicemente la mancanza di abitudine a parlare in pubblico.
Gestire la “paura del palcoscenico” significa utilizzare strumenti e tecniche, essendo consapevoli di tutti gli effetti che vanno a generare nel momento in cui dobbiamo fare il nostro miglior discorso di fronte ad una platea, gestire una riunione con il nostro team, presentare il nostro prodotto, o in tutte quelle situazioni in cui il mio “comunicare” si rivolge ad un pubblico. Ecco allora che la tanto odiata “paura”, quasi per magia si trasforma nel nostro migliore alleato, addirittura molto utile ed efficace nella stragrande maggioranza dei casi. E’ proprio una “paura gestita bene” ed allenata in maniera consapevole con tecniche chiare, che ci permette di arrivare a risultati sempre migliori. Teniamola con noi ed impariamo a conviverci nel modo migliore e più efficace possibile ed allora si che potremo alla fine dire: “meno male che esiste la…paura di parlare in pubblico”.


🥕IL BASTONE O LA CAROTA? …Ma basta?!
Ho conosciuto un imprenditore che lamentava l’ atteggiamento della sua squadra, poco motivata e poco partecipe alle esigenze lavorative ed al momento che stiamo vivendo.
Durante la “chiacchierata”, mentre io mi ero messo in una totale fase di ascolto attivo, questo imprenditore mi guarda fisso negli occhi 👀e mi dice:
” perche io…io…non ho mai dimenticato le parole che mi diceva mio padre, su come bisogna comportarsi con i propri dipendenti: il bastone… se sbagliano…e la carota se fanno le cose giuste. Ovviamente io da sempre faccio così, tutti i giorni, proprio come lui… però non capisco per quale motivo le cose sembra vadano sempre peggio e che nessuno mi ascolti. Mi ritrovo a dover dire sempre le stesse cose”
Bhe… Sarà forse che i tempi sono cambiati e che la “famosa tecnica”, se cosi si può chiamare, probabilmente oggi non attaccherebbe neanche sugli asini?!?
E… C’è forse bisogno di un atteggiamento nuovo all’interno di un’azienda, fatto di alleanze, condivisione, deleghe, fiducia? Sarà forse il caso di lavorare sul “senso di appartenenza” e lasciar cadere a terra questo bastone e questa carota?
Ps: In questa azienda abbiamo iniziato a “parlare di Coaching”!


🤙TRA IL DIRE E IL FARE C’E’DI MEZZO…IL FARE!!!
Pensiamoci un attimo…
Quante volte vi è capitato di incontrare quelle persone che “con fare poco Maieutico”, durante un Corso di Formazione, utilizzando quel classico tono di voce un pò altezzoso, ad un certo punto dicono: “ovvio, certo…io questa cosa la so”? Probabile….
Ed è proprio qui l’inghippo che ci regala il nostro “sapere”: ci fa dimenticare che se accanto alla CONOSCENZA non aggiungiamo l’ AZIONE, (magari con un giusto metodo), la fase del “saper fare” va a farsi friggere.
Dal “Sapere” al “Saper Fare”, è in molti casi un passaggio obbligatorio per raggiungere obiettivi concreti.
Quindi…molto semplicemente…
SE DAVVERO QUESTA COSA LA SAI: FALLA!!! (io sarò accanto a te)